di Emiliano Bonomi

fabbri

Luigi Fabbri (1877-1935) fu un militante e intellettuale anarchico. Allievo e grande amico di Errico Malatesta, è spesso ricordato per il suo impegno di sistematica divulgazione delle opere del grande sovversivo. Sincero amante della libertà, fin da giovanissimo dedicò la sua vita all’approfondimento e alla propaganda dell’ ideale anarchico. Fu sicuramente un rivoluzionario sui generis: disgustato dalla violenza, l’arma che usò nella sua lotta contro il capitalismo e lo stato fu la penna; durante la sua vita si fece promotore di molte iniziative editoriali e collaborò allo stesso tempo con varie pubblicazioni, anarchiche e non.

Avvicinatosi all’insegnamento quasi per caso, lo scoprì essere una vera e propria vocazione, senza limitarsi ad insegnare si interessò altresì alle tematiche educative. Antimilitarista convinto, oppose una strenua resistenza alla guerra. Nel Primo Dopoguerra fu, insieme a Malatesta, uno dei fondatori dell’Unione Anarchica Italiana. Dagli anni Venti in poi si dedicò allo studio del fenomeno fascista e di quello bolscevico, intraprendendo una vera e propria “lotta umana” contro ogni forma di totalitarismo. Cercò inoltre, attraverso continui contatti con personaggi di spicco degli altri partiti della sinistra, di portare il movimento anarchico fuori da quello stato di endemico isolamento che lo ha sempre caratterizzato a causa delle istanze radicali di cui è portatore.

Visse sulla propria pelle la repressione poliziesca: dopo il primo arresto all’età di sedici anni, subì lunghi periodi di prigionia in carcere e al domicilio coatto; nel 1926, in qualità di maestro elementare, dichiarò di non voler giurare fedeltà al regime fascista per non contraddire le sue idee, dopo di lui solo un altro maestro decise di non prostrarsi alle richieste della dittatura. Perso il lavoro e senza possibilità di trovare altre occupazioni, prese con la propria famiglia la dolorosa strada dell’esilio. Emigrò prima in Francia e poi, una volta espulso, si stabilì in Uruguay, dove continuò la sua lotta fino alla morte.

Quello che colpisce della vita di Fabbri è l’estrema coerenza con cui portò avanti la sua battaglia politica, accettando sempre coraggiosamente le conseguenze delle sue scelte e non rinnegando mai i suoi ideali, nemmeno a costo della sua stessa sussistenza e sicurezza personale.

Fu autore di vari volumi: Carlo Pisacane, Firenze, 1904; L’inquisizione moderna, Firenze, 1904; L’organizzazione anarchica e l’anarchia, Roma, 1906; La scuola e la rivoluzione, Milano, 1912; La generazione cosciente. Appunti sul neo-malthusianesimo, Firenze, 1914; La guerra europea e gli anarchici, Ancona, 1915; Dittatura e rivoluzione, Ancona, 1921; La controrivoluzione preventiva. Riflessioni sul fascismo, Bologna, 1922; Malatesta. Su vida y su pensamiento, Buenos Aires, 1945.

Tra le riviste che diresse, o a cui collaborò, vanno ricordate: “Il Pensiero. Rivista quindicinale di sociologia, arte e letteratura”(1903-1911), “La Scuola Moderna – Rivista quindicinale di cultura popolare” (1910-1911), la prima serie di “Volontà. Periodico di propaganda anarchica” (1913-1914) e la seconda “Volontà. Rassegna quindicinale anarchica” (1919-1920), “Umanità Nova” (1920-1922), “Pensiero e Volontà. Rivista quindicinale di studi sociali e coltura generale” (1924-1926), “La Lotta umana. Rassegna bimensile anarchica” (Parigi, 1927-1929) ed infine “Studi Sociali. Rivista Bimensile di libero esame” (Buenos Aires-Montevideo, 1930-1935).


Letture:

  • Luce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia d’un uomo libero, BFS,Pisa, 1996.
  • Maurizio Antonioli, Roberto Giulianelli (a cura di), Da Fabriano a Montevideo. Luigi Fabbri vita e idee di un intellettuale anarchico e antifascista, BFS, Pisa, 2006.
  • Santi Fedele, Luigi Fabbri. Un libertario contro il bolscevismo e il fascismo, BFS, Pisa, 2006.

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