L’attentato di Sarajevo, cento anni fa

Testata New York Times del 29 giugno 1914
Oggi, cento anni fa, si compiva un gesto efferato, non dissimile da altri che avevano costellato l’Europa nei decenni precedenti. Come già avevano fatto Bresci, Lucheni, Orsini, un giovane serbo, Gavrilo Princip, dirige la sua mano contro un aristocratico, un futuro imperatore, e lo uccide. Come la più classica delle scintille, l’assassinio dell’arciduca Franz Ferdinand innesca una reazione a catena che porterà l’Europa, per quattro lunghi anni, in una guerra devastante che cambierà la faccia all’intero pianeta.
Franz Ferdinand

Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria
Anno 1889, Rodolfo, erede al trono e unico figlio dell’imperatore Francesco Giuseppe, si suicida. Nel 1896 muore anche il fratello dell’imperatore, la successione passa quindi al figlio, l’Arciduca Francesco Ferdinando (Franz Ferdinand).
Il principe ereditario è una persona parca, non ama la vita di corte e non frequenta molto i salotti viennesi; di formazione militare, interessato alla marina, si definisce cacciatore e collezionista.
Nel 1892, a bordo della nave S.M. Kaiserin Elisabeth, Franz intraprende un lungo viaggio intorno al mondo: imbarcato a Trieste, oltrepassa Suez e raggiunge l’India dove gira, in treno, tra le maggiori città indiane partecipando anche a numerose battute di caccia. Visita poi l’Australia, l’Asia orientale e il Giappone. Da lì prende un piroscafo per il Canada, attraccando a Vancouver. Di nuovo in treno attraversa tutto il Nord America per ritornare infine in Europa, con un bottino di numerosi reperti etnografici e scientifici. Di quel viaggio scrive anche un diario, dato alle stampe con il nome di “Diario del mio viaggio intorno al mondo”. Nel 1895 si ammala di tubercolosi, e i medici gli consigliano di rimanere in zone dal clima mediterraneo. L’arciduca si dedica perciò al suo principale interesse, la marina. Visita regolarmente i cantieri navali dell’Impero e segue l’ammodernamento della flotta imperialregia. Francesco Ferdinando è una personalità discretamente riformatrice: si rende conto del declino dell’Austria-Ungheria ed è perciò convinto della necessità di cambiare le cose. Sembra che sia un sostenitore del “trialismo”, cioè dell’idea di aggiungere una terza corona slava, oltre a quella austriaca e a quella ungherese, sul capo dell’imperatore, al fine di riconoscere almeno parzialmente gli impulsi nazionalistici slavi e quindi smorzarne le tensioni indipendentiste. Naturalmente questo lo mette in diretto contrasto con i patrioti slavi, e serbi in particolare, che non vogliono continuare a far parte dell’Impero, ma costituire una nazione a sé stante.
Gavrilo Princip e l’attentato
Oggi, nel 1914, Gavrilo Princip uccide a colpi di pistola l’arciduca Francesco Ferdinando e la duchessa Sofia. L’attentato è considerato la scintilla che ha dato avvio al primo conflitto mondiale.
Chi era il giovane serbo? Fervente nazionalista, figlio della miseria e della povertà, nacque nel 1894 a Obljaj, nell’attuale Bosnia-Herzegovina, zona controllata dall’Austria-Ungheria ma formalmente sotto il governo dell’Impero Ottomano. Giungendo a Belgrado nel 1912 abbraccia la causa del nazionalismo serbo entrando a far parte dell’associazione “Giovane Bosnia”. Nel 1914 viene incaricato di assassinare l’arciduca in visita a Sarajevo. Forse la mente dietro tutto è Dragutin Dimitrijevic, capo del servizi segreti serbi. Il commando, che contava altri giovani armati dall’organizzazione segreta “Mano Nera”, tra cui Nedjelko Cabrinovic e Trifko Grabez, aveva l’ordine di suicidarsi con il cianuro portata a termine l’azione. Gli eventi che si susseguono al passaggio dell’auto regale sono alquanto rocamboleschi, e le fonti che li ricostruiscono sono spesso contraddittorie.

Francesco Ferdinando e la moglie lasciano il municipio di Sarajevo dopo il discorso del 28 giugno 1914
Il primo attentatore, Nedjelko Cabrinovic, alle ore 10.00, come prestabilito, lancia una bomba verso il corteo ma, per la rapidità del passaggio, provoca solo ferimenti lievi e un fuggi fuggi generale. Tenta a questo punto il suicidio, non riuscendoci. Il cianuro ha perso d’ efficacia. Princip, ormai avvilito e certo del fallimento, procede alla ritirata. Nel frattempo l’arciduca, non avendo di meglio da fare, decide di andare a redarguire il sindaco di Sarajevo per il benvenuto. E qui la storia incontra il fato.
La vettura regale, condotta dall’autista Franz Urban, opta, a causa di una catena di incomprensioni, di ripercorrere a ritroso il percorso per recuperare un elemento della scorta ferito: ve lo immaginate Kennedy che dopo il primo colpo a vuoto torna indietro?. L’incredulità prende il sopravvento su Princip: l’arciduca e la moglie gli stanno passando davanti procedendo a passo d’uomo. Estratta rapidamente la sua Browning M 1910, il giovane fa fuoco due volte. L’arciduca è colpito al collo, la moglie all’addome. La coppia muore poche ore dopo.
Come da programma, Princip tenta il suicidio. Il cianuro gli provoca un semplice conato di vomito ma nulla di definitivo. Molto rapidamente impugna l’arma del delitto per spararsi ma viene subito bloccato, e gli viene precluso l’ultimo gesto. A questo punto la beffa: Princip, ancora 19enne, non può essere condannato a morte. E’ una vera e propria beffa per un martire nazionalista non poter morire per la causa. 20 anni di prigione non glieli toglie nessuno, dicono. Trascorrerà solo 4 anni nella prigione di Terezin, dove sopraggiungerà la morte per tubercolosi il 28 aprile del 1918.

Soldati arrestano Gavrilo Princip dopo l’assassinio dell’arciduca
Immagini di Pubblico Dominio e su licenza Creative Commons. Clicca sull’immagine per raggiungere la fonte